Ecco a voi la pesca dal buco incavato
Viaggio nell'Italia dei Presìdi Slow Food:
la pesca dal buco incavato
A inizio Novecento diede il via alla rivoluzione della frutticoltura romagnola,
ora può contribuire al rilancio di un settore che sta vivendo un momento di crisi
Il nome di Massa Lombarda, Comune romagnolo oggi abitato da diecimila abitanti, un secolo fa riecheggiava in mezza Europa: questa località, collocata al confine tra le province di Ravenna, Bologna e Ferrara, era l'epicentro della frutticoltura moderna italiana e da qui si esportavano decine di varietà destinate a tante città del Vecchio Continente.
A farla da padrona, tra le coltivazioni, c'era il pesco, in particolare il cosiddetto "bus incavé", così chiamato per la caratteristica sutura del suo frutto, profonda e appunto incavata.
Da lì a poco, però, sarebbe cominciato il declino: a causarlo, l'introduzione anche in questo territorio di nuove cultivar provenienti dall'America in grado di essere conservate più a lungo, e pertanto di essere commercializzate e trasportate con maggiore facilità. Se nel 1936 il buco incavato rappresentava il 20% della produzione romagnola, a cui va aggiunto un ulteriore 7% del buco incavato tardivo, negli anni Sessanta il dato era sceso allo 0,2%. Per il buco incavato, la fine. O quasi.
Da alcuni anni, a Massa Lombarda, è partito un progetto di riscoperta di quello stesso pesco che, un secolo fa, segnò l'avvio di un'economia fiorente. «Sapevamo tutti di questa varietà, ma non riuscivamo a individuarla» prosegue Zanoni. Poi ecco il ritrovamento, grazie all'impegno del Comune di Massa Lombarda e del Centro Ricerche Produzioni Vegetali di Cesena (CRPV): «Le prime due piante sono state rinvenute nel terreno di un contadino di Massa Lombarda - aggiunge - Così è iniziato il lavoro per replicarle e distribuirle ad altri agricoltori».
«Da alcuni anni - spiega Zanoni - per motivi climatici, per la concorrenza dall'estero e per la crisi dei prezzi, la coltivazione delle pesche in questa zona non è più conveniente come in passato, e sta perciò lentamente sparendo. Speriamo di ripartire recuperando un prodotto tipico e di grande valore».
La buco incavato è di media pezzatura, con polpa bianco-verde e sfumature rosso intenso. Bella da osservare - per il caratteristico solco che le dà il nome - ma soprattutto da assaporare: merito della tessitura fine e del naturale equilibrio tra zuccheri e acidi che le regalano un aroma inconfondibile.
«Con il lancio del Presidio Slow Food stiamo cercando di salvarla e valorizzarla, ma non puntiamo a venderla troppo lontano da dove nasce» spiega Lara Malavolti, la referente dei cinque produttori che attualmente assicurano a questa varietà di pesca di arrivare in tavola. «Ci piacerebbe che venisse apprezzata e consumata sul territorio, perché crediamo nella cultura di prossimità, cioè nel mangiare e nel vivere con ciò che ci regala la terra».
E sembrerebbe proprio vero: «Da una decina d'anni, a Massa Lombarda, ogni estate si organizza la festa che celebra la buco incavato - conclude Zanoni - È bello vedere gli anziani del paese arrivare in piazza e sentirli esclamare, sentendone il profumo, che è davvero qualcosa di diverso dalle altre pesche».
La pesca buco incavato è prodotta nei comuni di Massa Lombarda, Bagnacavallo, Conselice, Lugo, Faenza Russi e Ravenna (in provincia di Ravenna). Il Presidio Slow Food è sostenuto dal Comune di Massa Lombarda.
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